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La mia esperienza con la Day Designer e 5 consigli per utilizzarla meglio

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Che cos’è la Day Designer? E’ un’agenda creata da Whitney English, un’americana che di mestiere fa la grafica ed è mamma di tre figlioli. Whitney per anni ha cercato l’agenda ideale senza trovarla e, alla fine, ha deciso di farsela da sé. 
Quali sono le caratteristiche della Day Designer? 
Fogli grandi e divisi schematicamente in modo da poter sfruttare ogni spazio, una grande spirale color bronzo che li tiene insieme, design minimale e chic, inserti in oro che la fanno sembrare preziosa, angoli rinforzati e spessore di pagine e divisori che la rendono resistente e maneggevole. Il punto di forza è senz’altro la pianificazione giornaliera e la possibilità, contestualmente, di tenere sotto controllo il planning mensile e annuale. 

E poi è fighissima, cioè, pure io che faccio riunioni con i clienti in converse e con la piccola attaccata alla tetta sembro quasi una persona seria!

1) Perché ho scelto la Day Designer?


Ho scelto la Day Designer perché volevo un’agenda che fosse per me un libro di bordo, una guida che mi aiutasse a non perdermi per strada: volevo poter annotare tutti gli impegni come in una qualunque agenda, ma anche avere lo spazio per scrivere le cose da fare che riguardano me, il lavoro, la casa e i bimbi. Non volevo soltanto un promemoria degli appuntamenti o una lista della spesa, ma uno strumento che mi aiutasse a sfruttare al meglio il (poco) tempo a disposizione per sbrigare i (tanti) impegni, ma, soprattutto, non volevo più provare la frustrante sensazione di aver corso tanto e non aver combinato niente. 
Volevo riuscire ad organizzare il mio tempo in modo da rispettare scadenze ed impegni, ma senza arrivare a fine giornata con la lingua in stile San Bernardo in mezzo alla neve, magari fare meno, ma con soddisfazione, riservando del tempo anche per le cose belle, quelle che fanno bene al cuore. Volevo riuscire ad organizzare meglio anche il tempo dedicato alla famiglia, quei week end che all’ultimo momento ti ritrovi a dire “che bella giornata, che facciamo oggi?” ed è troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Volevo un’agenda da avere sempre sottomano, dove poter prendere nota anche di quelle idee - sì ogni tanto anche i miei neuroni hanno uno scatto d’orgoglio - che si accendono all’improvviso e che se non cogli al volo, addio. 
Ho scelto la Day Designer perché, oltre ad essere un’agenda, è un’esercizio quotidiano. Mi obbliga a prendere del tempo per me per pensare e per riflettere su cosa ritengo prioritario, su cosa voglio veramente. 

2) Come utilizzo la Day Designer?


Prima di tutto, niente panico: non esiste un modo migliore per utilizzare l’agenda, se non il vostro. Sfogliatela, osservatene la ripartizione degli spazi, e pensate al modo in cui possa essere più funzionale per voi. L’agenda è uno strumento a vostra disposizione, spetta a voi farla rendere al meglio, secondo quelle che sono le vostre esigenze. 
Cominciate ad annotare gli appuntamenti (“schedule”), poi le cose da fare, partendo da quelle più importanti (“today’s top three") e poi, a seguire, le altre (“other to-dos”). 
Cosa distingue una “top three” da una “other to-do?” L’urgenza. 
Stendere il bucato, comprare il latte e comprare un raccoglitore ad anelli per la scuola sono top three che possono convivere con riunione con il direttore, conference call con dott. Esticazzi, e consegna della rapporto finale. In comune hanno che devono essere fatte oggi. Tutto il resto - ma che non lo so che la lista dei to-dos va ben oltre tre cosette? - finisce nella colonna delle altre cose da fare e, se riuscite a fare anche quelle in tutto o in parte, bene così, altrimenti migrano sotto la spinta di una meravigliosa freccina, al giorno successivo o a quando decidete voi. 
Scrivete: il bello della Day Designer è proprio lo spazio! 
Annotate nell’area download tutto quello che all’improvviso vi viene mente, un’idea, un reminder, un’avvertenza per prossima volta. Stasera avete voglia di una tagliata con rucola e scaglie di grano? Scrivete ”scongela carne” nella casella per l’organizzazione dei pasti (“dinner”) o “prenota il ristorante”. Se dovete pagare la retta della piscina o della ginnastica segnatelo tra i debiti (“due”), mentre, se avete offerto il caffè ad una amica per scambiare quattro chiacchiere o vi siete regalate una maglia fighissima della quale non si poteva proprio fare a meno, riempite la casella delle spese (“dollars”). Vi siete ricordate all’ultimo di qualcosa che assolutamente non vi dovete dimenticare? Siete ancora in tempo, casella “don’t forget”.
Non abbiate paura di pasticciare, scrivete, cancellate e scrivete di nuovo, evidenziate, aggiungete o togliete. State parlando a voi stessi, non c’è nessuno a giudicare. Siate sinceri ed onesti. Se a fine giornata non avete fatto le tre cose che vi eravate programmati, ma altre due che non erano in lista, aggiungetele e poi barratele. E poi, ricordatevi sempre, fatto è meglio che perfetto!



3) Perché un’agenda cartacea?

Ci vuole più tempo a scrivere che a digitare su una tastiera e non si torna indietro. 
Quale sarebbe il vantaggio? La maggiore attenzione! Più tempo significa un’accuratezza maggiore nella scelta delle parole, vuol dire, che queste restano nelle orecchie più a lungo e possiamo sentire come cadano le lettere, una dopo l’altra, sul foglio. La penna che sale, scende, si ferma, va dritta, si impunta, segue la direzione del nostro discorso. I tasti, invece, si ticchettano tutti nello stesso modo. Con la penna posso tirare una linea su un appuntamento saltato all’ultimo momento, posso cerchiare le cose che mi ero programmata di fare e riportarle con una freccia al giorno dopo. Con un foglio elettronico, posso solo cancellare l’appuntamento, ma non rimane il solco della rabbia o anche sulla pagina successiva. Posso copiare e incollare la to-do list al giorno successivo, insieme alla frustrazione per non avercela fatta, ma senza lo slancio della freccia che mi spinge a fare di più. Con l’agenda cartacea posso sfogliare le pagine, questa volta sì, con minor tempo e con un colpo d’occhio immediato, rispetto alle pagine digitali. Non si scaricano le batterie, e poi non svampa signo’.
L’agenda cartacea, almeno nel mio caso, è grande e occupa un sacco di spazio. E sì, anche questo, lo ritengo un vantaggio: la vedo e mi ricordo di consultarla e di aggiornarla. Impossibile uscire di casa e lasciarla sul tavolo (a meno che non lo decida consapevolmente), 
Scrivere è un allenamento, nella stessa misura in cui il viaggio non è soltanto il mezzo per giungere a destinazione. Riuscire a scrivere di qualcosa è già un po’ riuscire a realizzarla. 
Sono una grafomane renitente: al liceo la mia Smemoranda pesava più di tutto lo zaino e ogni anno, senza saperlo, ogni anno elaboravo un progetto di scrapbooking. all’università scrivevo così tanto che gli altri mi chiedevano “ma, praticamente, hai riscritto il libro?” 
Beh, io ho BISOGNO di scrivere. Per mettere ordine, per capire, per parlare con me stessa.

"Se lo leggo lo imparo, se lo ripeto lo so, se lo scrivo l’ho capito"


4) Quando utilizzo la Day Designer?


La mattina presto. Mi sveglio intorno alle 6:00, un’ora prima di tutti. Mi preparo il caffè e apro l’agenda. Evitando di smollicare il pane e far cadere i goccioloni di marmellata o le briciole del biscotto, apro l’agenda e guardo cosa devo fare prima che si svegli il resto della famiglia. Poi, scorro gli impegni di lavoro, dò un’occhiata agli appunti per il pranzo e la cena e alle attività del pomeriggio. Alla fine le pagine e verifico quali cose mi sono rimaste da fare dalla giornata precedente e le ricolloco.
Ecco un primo effetto Day Designer, ho un’ora tutta per me che mi consente di partire senza aver già accumulato ritardo!
Prima il suono della sveglia era lo starter che dava il via alla corsa: giù dal letto, colazione in piedi, sessione bagno che termina ancora prima di iniziare al grido tarzanico di “mammaaaaaa” - bifidus mi dispiace sarà per un’altra volta - colazione, lavaggio e vestizione, altro urlo “uahuuuuuuuuuaaaaaa” bella di mamma eccola qua, mi devo vestire e truccare, vabbè non mi trucco, ma almeno fammi tirare su i pantaloni, che devo fare oggi? Loading di una lista interminabile… ma io non gliela posso fa’! Conclusione: demoralizzata, e anche un po’ incazzata, ancora prima di iniziare.
Adesso so quello che devo fare, ma, soprattutto, quello che posso fare, intendo che posso realisticamente fare e so quando farlo. 

5) Quali sono gli effetti dell’utilizzo della Day Designer?


Il primo effetto immediato è quello appena descritto sopra: un’ora tutta per me che mi consente di iniziare la giornata con il piede giusto ed un livello di rodimento accettabile, quello che attanaglia ogni essere umano al risveglio, non quello che caratterizza una belva inferocita, insomma. 
Il secondo è la capacità di apprezzare i momenti belli e le piccole cose che ci fanno sorridere nel corso di una giornata. La “daily gratitude” io la intendo così, un’occasione per impedire che di un sorriso non rimanga traccia (sono sicura che Whitney English l’abbia pensata in un’accezione più religiosa, ma sono altrettanto certa che non verrà qui a rinfacciarmelo).
Il terzo è una iniezione di fiducia in dosi da cavallo: in una settimana ho stilato un programma per tutta la famiglia, compilato e stampato un ricettario famigliare, stilato un elenco di tante belle cose da fare con tutta la famiglia, un esempio? Lo conoscevate technotown? Ecco, allora la prossima volta vi racconto cos’è e quanto ci si diverte! 

Qui un bel video realizzato da Barbara Pederzini (alias Fatamadrina) che spiega come organizza le sue giornate e le sue attività con l'aiuto della sua Day Designer.

N. B. Del ricettario famigliare che ha decisamente semplificato il menu settimanale (ve lo ricordate? ne avevamo parlato qui e qui), del programma per tutta la famiglia (una sorta di vademecum) e delle attività da fare insieme nel tempo libero (incluso pazzeggio libero) ve ne voglio proprio parlare perché sono proprio soddisfatta (prima che cambio idea!)

DISCLAIMER: Questo NON è un post sponsorizzato, cioè, non ci prendo un euro per scrivere bene della Day Designer, lo faccio solo perché mi piace l’agenda, mi ci trovo bene e spero che la mia esperienza possa essere utile anche ad altri!

Come mantenere i buoni propositi per il nuovo anno

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Studi scientifici (o erano test clinici?) consigliano, per mantenere più facilmente i buoni propositi per l'anno nuovo:
Come mantenere i buoni propositi per il nuovo anno | pecionate.blogspot.it

E così, per amore della speculazione scientifica, mi si è fatto improvvisamente febbraio senza che mi sia ancora svergognata pubblicamente con una lista dei miei buoni propositi per il 2015. Corriamo subito ai ripari!
# Partiamo dal blog: il mio proposito è di pubblicare almeno due post al mese. Con un po' di pianificazione si può fare, no?!
# Leggere almeno un libro al mese. Per gennaio sono a posto visto che ho appena passato una nottata in lacrime dopo aver finito I ponti di Madison County.
Eh lo so, mi sto a fa' vecchia...
A febbraio, invece, finirò di leggere Funny Girl di Nick Hornby!

# Cucire almeno una cosa al mese. Ho comprato da poco quest'altro libro e non vedo l'ora di iniziare a realizzare qualcosa per me, visto che ultimamente l'ho fatto solo per amici e bambini di amici.
# Imparare una lingua nuova! Da qualche mese sto giocando a imparare il portoghese e il tedesco col gufetto di Duolingo, un'applicazione gratuita di cui ho intenzione di parlare presto proprio qui. L'obiettivo è quello di essere in grado di spiccicare due frasi almeno in una delle due lingue entro la fine dell'anno.

# Praticare almeno tre ore di sport a settimana.


Vabbè dai, questa la dovevo scrivere per forza... :P

Ora se ti vuoi fare due risate, vai a dare un'occhiata ai miei buoni propositi per il 2013. Per fortuna che l'anno scorso mi sono astenuta!


E tu hai dei buoni propositi per l'anno nuovo? Li metti nero su bianco, coinvolgi amici e parenti, li pensi solamente o ne fai a meno?

Costume carnevale fai da te: Woody il cow boy

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Anche quest’anno, “io speriamo che me la cavo”!
Infatti, nonostante tutte le mie preghiere, è arrivato il carnevale e con sé l’angosciosa consapevolezza che, come al solito, dovrò pilotare in qualche modo la scelta del costume di mio figlio verso qualcosa di apparentemente realizzabile anche da una impedita alla macchina da cucire come me e, poi, ingegnarmi per trovare una soluzione il più possibile semplice, veloce ed economica. 

Impossibile? Assolutamente no, ci sono riuscita già tre volte (qui il costume da pulcino che esce dall’uovo, qui quello da Re Artù e qui quello da Jake e i pirati dell’isola che non c’è).


Quest’anno la scelta è caduta su Woody, il cow boy di Toy Story. Un revival per lui, dopo l’amore per Saetta McQueen, Mike Wasosky e Batman. Ok. Se po’ fa’. 

Tempo di realizzazione: un paio d'ore, ma se non siete impediti come me anche meno. 
Spesa: 15 Euro (perché meno di mezzo metro di pannolenci non si poteva comprare, quindi me ne è avanzato per almeno altri 4-5 cow boy). 
Prerequisiti: camicia a quadri, cappello a tesa larga, jeans. 

Ah, naturalmente dò per scontato che siate di bocca buona, requisito indispensabile per poter gioire di risultati che altri considererebbero raccapriccianti. Ma, d'altronde, non stareste prendendo spunto per cucire da una che dichiara apertamente di non sapere cucire in un sito che si chiama #lepecionate. In fin dei conti, fatto è meglio che perfetto, ormai lo sapete, no?

Allora cominciamo! Per prima cosa, realizziamo il gilet. 


Io ho utilizzato il mantello di Re Artù e, senza prendere alcuna misura, ho disegnato la sagoma del gilet utilizzando il profilo di una felpa di Diego che avevo nell’armadio. Non paga del risultato - più che altro Diego ha cominciato a grattarsi il collo perché il pelo gli dava prurito - ho deciso di bordare il gilet.

Adesso vi racconto un piccolo aneddoto sulla fantasia (o pattern per far vedere che ne capisco): lo vedete da soli che trattasi chiaramente di fantasia muccata, no? Beh… in realtà, come ho detto, ho riciclato il mantello di Re Artù che non mi pare fosse un fan del muccato, ma, a dirla tutta tutta, non era nemmeno ermellino, me l’hanno venduta come una fantasia “dalmata” ed il riaffiorare di questo ricordo mi ha dato lo spunto per realizzare un’altra pecionata clamorosa, per quella povera disgraziata della piccoletta che, naturalmente, mi rinfaccerà per tutta la vita (vi rimando a fondo pagina per creare un effetto sorpresa).

Ed ecco un altro grazioso aneddoto questa volta relativo al bordo: mi reco al negozio di stoffe e, come al solito, metto le mani avanti denunciando la mia totale incompetenza e incapacità di astrazione con particolare riferimento alle misure. Alla domanda “quanto gliene serve?” non rispondo mai con un numero, ma dico quello che ci devo fare e spero che qualcuno mi aiuti. Il commesso, mani callose e tante rughe, mi ispirava esperienza a profusione e al suo “stia tranquilla, con due metri ci fa tutto” mi sono detta “stai serena”. Ecco, lo dovevo sapere che #staiserena non porta niente di buono, e, così, mi sono ritrovata come la Arcuri in Viaggi di Nozze di Verdone “un’ascella sì, un’ascella no”. 

Ora passiamo agli stivali. Anche questa volta potete evitare di usare il centimetro, basta avere presente la misura ginocchio-caviglia del pargolo, sì, pure a occhio. 


Disegniamo il profilo dello stivale (2) sul pannolenci marrone e poi ritagliamo. Poi, ritagliamo la parte davanti e, infine, il copriscarpa. Quattro pezzi in tutto. 
Ora cuciamo, tranquilli, se l’ho fatto io, può farlo chiunque!
Un pezzo sopra l’altro, appuntiamo le spille, cuciamo, risvoltiamo (proprio come quando infiliamo una mano in un calzino al rovescio). Finito. 
Aggiungiamo un elastico ai margini del copriscarpa come fosse una ghetta.
Infine, aggiungiamo i dettagli come la fibbia, lo sperone e la stella da sceriffo. 

Ora valutate voi stessi: considerate il valore di qualcosa fatto a mano, unico, come il tempo e l’amore di chi l’ha realizzato e poi considerate la vostra giornata. Fatto. E’ meglio che perfetto!


P.S. se poi avete anche qualche rudimento di cucito e abilità (anche solo) minimamente superiori alle mie non avrete problemi a realizzare qualcosa di meraviglioso come questo 


Gilet di Woody in versione “fatto bene” qui.

P.P.S. con l’avanzo del defunto mantello di Re Artù nato dalmata, spacciato per ermellino prima e per mucca poi, ho realizzato questo cappuccio per mia figlia, una piccola cucciola di dalmata! 



P.P.P.S. Giuro che questo è l'ultimo e poi smetto ;)

Ma sbirciando nel web ho trovato questa idea di Quando Fuori Piove e secondo me è geniale, quindi, non posso che proporvela! Il guscio da tartaruga Ninja più economico (e figo!) che c’è e, aggiungo, che se da lei si chiamano “ningiau”, qui sono “chingian”!
Basta aggiungere una bella felpa verde basic (qui di H&M) ed il gioco è fatto! 

Infine, devo confessare che molte mamme di bimbe coetanee di Diego mi hanno chiesto idee per realizzare il costume di Elsa di Frozen e io mi sono messa all'opera, adoperando gli stessi criteri di cui sopra: facile, veloce, economico!
E secondo me il migliore è questo qui, che si basa sul principio base del tutù come vi avevamo proposto anche noi qui
Una soluzione super easy, ma se avete voglia e possibilità di impegnarvi un po' di più vi rimando a Pane, amore e creatività, una garanzia (qui per il costume di Anna e qui per il costume di Elsa) di risultati, per me, assolutamente inarrivabili!

A questo punto penso che siamo a posto anche per il prossimo carnevale :)


La mia agenda Mr Wonderful. Perché quest’anno possono succedere un milione di cose belle!

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La mia agenda Mr Wonderful. Quest'anno possono succedere un milione di cose belle | pecionate.blogspot.com
Cerco di recuperare il tempo perso (pant pant) e ti racconto quale agenda mi sta accompagnando in questo inizio di 2015.
Prima di arrivare al verdetto finale, la scelta è stata oggetto di lunghi dibattiti e disamine comparative nei quali era rientrata anche l’agenda Mr Wonderful. Alla fine lei aveva optato per la Bibbia delle agende e io, complice anche l’astensione dagli acquisti in prossimità del mio compleanno -ché non si sa mai-, avevo ripiegato su una minima Moleskine da tasca che avevo trovato già scontata dopo l’Epifania.
Però è successo che i regali di compleanno non erano ancora finiti e così, insieme a una scatolina che quando la apri canta a squarciagola “I will survive” a ricordarmi che i 30 anni non sono poi la fine del mondo, mi sono ritrovata con un sorriso fino alle orecchie a spacchettare la mia Mr Wonderful!
La mia agenda Mr Wonderful. Quest'anno possono succedere un milione di cose belle | pecionate.blogspot.com

Ed è il sorriso che, ne sono certa, mi accompagnerà fino alla fine dell’anno. Perché se quella di Claudia ti fa sembrare una persona seria anche nella situazione più improbabile, con la Mr Wonderful l’effetto pagliaccio è scontato.

Mr Wonderful promette fin dalla copertina che “oggi possono succedere un milione di cose belle” e lo conferma in ogni pagina con colori pastello, disegni fumettosi e adesivi che vorresti non finissero mai!

La mia agenda Mr Wonderful. Gli adesivi | pecionate.blogspot.com
Corredano l'agenda ben OTTO pagine di adesivi colorati :)
L’esterno è apparentemente innocuo, le due agende sembrerebbero addirittura simili, con la loro copertina rigida nera e la rilegatura a spirale metallica.

Oltre allo stile scanzonato e iper-ottimista, la mia agenda si differenzia dalla Day Designer per come è strutturata al suo interno.
Di base è un planner settimanale, con una settimana divisa su due pagine e un piccolo spazio in alto per evidenziare gli obiettivi e l’umore della settimana.

La mia agenda Mr Wonderful. Il planner settimanale | pecionate.blogspot.com
Potrà sembrare poco spazio forse, ma per una pianificazione di massima è più che sufficiente ed ha il vantaggio di farti vedere tutta la settimana con un colpo d’occhio. A che serve la scansione oraria di ogni giornata se il motto è “Organizza la tua vita e poi rivoltala come un pedalino”?! :)
Se poi ho bisogno di spazio aggiuntivo lo trovo in fondo al diario nelle sezioni speciali:

La mia agenda Mr Wonderful. L'interno | pecionate.blogspot.com
Oltre alle pagine per appuntare promemoria, elenchi delle cose da fare,
pro & contro delle decisioni importanti e gli appunti per organizzare i viaggi, ci sono pagine per tenere traccia della contabilità, dei i contatti e delle note varie.

In fondo all’agenda una bella tasca comoda di cartoncino per conservare biglietti e fogli volanti e sul retro una lista in bianco per annotare tutte le cose belle che senz’altro mi capiteranno quest’anno!

Non sei ancora convinta di quale sia l’agenda migliore? Beh secondo te la seriosissima Day Designer è arrivata con un bigliettino scritto a mano e un lecca lecca sorridente di ringraziamento?! :)



Tra agendeebuoni propositi, quest’anno abbiamo tutte le carte in regola per essere Pecione sì, ma quanto meno organizzate!

E se la storia dei buoni propositi da riciclare ogni anno non ti convince, ti regalo il decalogo di Mr Wonderful per il 2015. Da stampare e attaccare in bella vista, per ricordare quali sono le cose davvero importanti.

I buoni propositi secondo #MrWonderful, la mia agenda 2015 | pecionate.blogspot.com

DISCLAIMER: Questo NON è un post sponsorizzato, cioè, non ci prendo un euro per scrivere bene dell'agenda Mr Wonderful, lo faccio solo perché mi piace l’agenda, mi ci trovo bene e spero che la mia esperienza possa essere utile anche ad altri!

Se poi hai voglia di scoprire quanta positività c’è dietro ad un prodotto creativo come quello di Mr Wonderful, perdi altri cinque minuti con questo bel video.

Tu come tieni traccia dei tuoi impegni? Sei più professional o più colourful?

Le Pecionate ballerine

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Alzi la mano chi conosce Jennifer Beals.
Quanti? Solo?

Ok, adesso alzi la mano chi conosce Alex Owens.
Quanti? Ancora troppo pochi.

Allora, alzi la mano chi riconosce questi passetti.




Oh! Adesso ci siamo!!!

Eh sì perché ognuna di noi nella vita, almeno una volta, ha sognato di infilarsi dentro quel body nero per iniziare a schiacciare tutti quei fastidiosi tarli mentali, scrollare di dosso la fatica, lo stress, e scuotere l’anima da quell’opprimente stato di necessità che ogni giorno ci piomba addosso.

Ci sarà un motivo per cui anche Geri Halliwell si è sottoposta ad allenamenti massacranti per provare l’ebrezza di scatenarsi dentro quel body e quegli scaldamuscoli!

Ma cosa c’entra tutto questo con Le Pecionate? C’entra Eccome!

Non importa se il body taglia 40 neanche in terza elementare lo portavi, non conta se hai degli spaghetti sottili in testa anziché una criniera di boccoli neri, non c’entra niente nemmeno che non te ne è mai fregato niente di diventare una ballerina, qui parliamo di ballare e tutti possono ballare!

Ti va di ballare? Non importa dove sei, cosa stai facendo o con chi sei, TU BALLA.

Oggi in ufficio c’erano gli operai con lo stereo a tutto volume. 
Oh, ma guarda, oggi mi sono messa un vestito, senti che frusciare questi tessuti come un tutù. Questi tagli svasati, mamma mia, pensa come vanno da tutte le parti se mi alzo e li agito un po’. I leggings che si infilano nei biker boots, mmm, sembrano proprio degli scaldamuscoli. Aspetta che mi allaccio il golf, ma, no, non mi dire che è uno scaldacuore, ma come mi sono vestita stamattina? Una ballerina!

Ecco cosa ha pensato oggi la peciona mora…  And she is dancing like she has never danced before.



Il vestito è di H&M e l’interpretazione di Flashdance assolutamente personale, unica ed inimitabile!

Ci è piaciuta talmente tanto che da oggi abbiamo deciso di iniziare a raccogliere momenti di follia, attimi di felicità così come esplodono, senza filtri o bisogno di essere spiegati, vengano come vengano, anche (dire soprattutto) se sono delle pecionate indecorose!

Se volete, unitevi a noi #lepecionatefannostarebene

Unico criterio che si tratti di qualcosa che vi faccia stare bene e la facciate, senza starci troppo tempo a pensare!

Le Pecionate consigliano... MakeIt Land: realizzare i sogni è possibile!

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Qualche giorno fa su Facebook parlando di una promozione su Craftsy, la grande piattaforma online per imparare tutto ciò che è fai da te, avevamo accennato all’alternativa italiana.
“Come dici, ci vorrebbe una cosa simile in italiano? Ma c'è già! O meglio, ci sarà presto e puoi collaborare anche tu a farla diventare realtà finanziandone il progetto anche con soli 5 euro: si chiama Makeit Land e trovi più informazioni su http://www.makeitland.com/

Ma se la montagna non va da Maometto... Abbiamo trascinato di peso qui le due ideatrici del progetto e le abbiamo sottoposte ad un interrogatorio serrato per capire chi sono, quale è il piano e soprattutto: perché vogliono i nostri soldi?! 


L’Identikit

Elisa                                                      Giulia

Chi sei - da dove vieni - cosa fai - dove vai?
ELISA: Sono Elisa, vengo da Biella ma vivo a Milano, sono una patchwork crafter accanita e creo accessori per la casa col marchio Dilana&Dilino, vado in giro per la città sfidando ogni tempo atmosferico con la mia cagnolina Biri e una panciona di 8 mesi sempre alla ricerca di ispirazione e nuovi spunti creativi

GIULIA: Giulia, quattrocchi, 24 anni. Sono di Milano ma vivo a Roma, lavoro come graphic e character designer con il mio marchio, Juice for Breakfast. Vado dovunque mi portino i miei personaggi, possibilmente in posti pieni di zucchero, colori pastello e progetti creativi!
 

Il progetto

Cos’è MakeIt Land?
ELISA: Makeit Land inizialmente era il mio sogno nel cassetto, ma una volta aperto ho scoperto che lo era anche per tantissime altre persone con la voglia di creare e di imparare. Makeit Land è una piattaforma on line dedicata infatti a tutti gli appassionati di arti creative che finalmente avranno la possibilità di seguire stimolanti corsi on line su tutta una serie di hobby, che spaziano dall’uncinetto al cucito creativo, alla fotografia a come decorare una casa durante una festa…

GIULIA: Un'avventura, prima di tutto. Un progetto ambizioso ed innovativo per il panorama del crafting italiano. Una vera e propria accademia online per le arti creative, accessibile a tutti, dappertutto. Un sogno che sta per diventare realtà :)


 

Il movente

Perché l’hai fatto?
ELISA: Perché questo sogno mancava in Italia! In America c’è un bellissimo sito che si chiama Craftsy ma che non è alla portata di tutti per via della lingua. Da noi c’è inoltre un ulteriore valore aggiunto. La creatività e l’estro italiano! Perché dovremmo privarne le persone? E perché non sfruttare i canali a nostra disposizione?
Se io abito in una cittadina dove non trovo un corso di patchwork perché non dovrei poterlo fare comodamente col mio pc? Potrei seguire un corso in inglese è vero, ma non è detto che se sono in grado di capire io ne abbia comunque voglia. Un hobby deve essere qualcosa di rilassante e la lingua non è solo informazione ma veicolo di emozioni.

GIULIA: Elisa ed io ci siamo conosciute ad una partita di rugby, durante InnovAction Lab (un corso che ti prepara a presentare la tua idea imprenditoriale davanti agli investitori). Elisa voleva sviluppare questa idea che aveva da tempo, dare vita al suo sogno. Ho pensato che fosse perfetto e che avrei dato il 100% per renderlo possibile, lato comunicazione visiva, con lo strumento che avevo a disposizione: il disegno. Prima di incontrare Elisa non conoscevo così profondamente l'ambito del patchwork, del cucito creativo e della manualità. Grazie a lei mi sono affacciata ad un mondo nuovo e dolcissimo. Ho pensato: zucchero? C'è. Colori pastello? Ok. Progetto creativo? Cominciamo.


Il piano criminale 

Perché dovrei darti i miei soldi?
ELISA: Perché se sei un appassionato come noi saprai di aver contribuito anche tu alla realizzazione di un sogno. Poi perché ci sono dei regali tutti in stile Makeit Land e poi perché se riusciamo nell’impresa finalmente andremo on line con i primi corsi!

GIULIA: Perché quando Makeit Land sarà online diventerai anche tu come noi. A fine giornata, dopo una sana maratona dei nostri video corsi, sarai come una trottola impazzita: la cucina in condizioni critiche, montagne di stoffe sul divano, il marito sepolto sotto ai gomitoli (Eli, a proposito, il tuo sta bene?), il cane che gioca a 'stana la volpe' con il tuo ultimo cuscino patchwork e dovrai cercare la maniglia del frigorifero sotto ad una ventina di pagine strappate da Mollie Makes e CasaFacile… però sarai felice. E non vedrai l'ora di rimetterti all'opera e creare qualcosa di nuovo e condividerlo con la nostra rete di creativi. In pratica: ti divertirai un sacco.
Ah sì, e perché ci sono un sacco di regali carini se fai una donazione, forse dovevo dirvelo prima? :D

Fai un appello, se hai il coraggio...
ELISA: Appassionati di handmade, arti creative e del saper fare uscite allo scoperto! Adesso Makeit Land è una realtà e non vediamo l’ora di conoscervi! Fate una donazione per sostenerci, sono gli ultimissimi giorni e soprattutto registratevi sul nostro sito!

GIULIA: Se alla parola 'uncinetto' senti l'entusiasmo alle stelle, se ti agiti e cominci a saltellare quando leggi 'DIY' nel titolo di un post Facebook, se quando entri in edicola cominci ad impilare una trentina di riviste con gomitoli e stoffe in copertina, se ti chiamano al cellulare e tu rispondi 'sono in riunione, ci sentiamo dopo' e poi torni a sferruzzare, ma soprattutto: se sogni una scuola per imparare le meraviglie del crafting e dell'handmade… registrati su Makeit Land.
Stiamo aspettando proprio te!
(Prepara i biscotti e stenditi sul divano, andare a scuola non è mai stato così comodo e divertente).

Affrettati: la campagna -e la possibilità di dire “io c’ero”- scadono il 4 marzo!


Come cucire un rotolo portagioie. Quattro modi più uno

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Come la Posta del Cuore, torna finalmente il servizio di pubblica utilità “Chiedi alle Pecione”!
L’ultima richiesta pervenuta al nostro sportello è stata di mia suocera che ha deciso di ridurre lo spazio occupato da tutti i suoi preziosi, eliminando scatole e scatoline. Mi ha chiesto quindi di studiare il modo di riprodurre i rotoli che usano i gioiellieri per riporre collane e bracciali.

Come cucire un rotolo portagioie | pecionate.blogspot.com

Il solito giro su Pinterest mi ha fatto conoscere molte soluzioni facili e interessanti...

Via Haberdashery Fun


via Gwenny Penny


via Positively Splendid


Via Dirt Cheap Decorating Divas

...ma niente che mi soddisfacesse completamente.
Ho trovato per lo più portagioie da viaggio, quindi poco ingombranti, ma anche poco capienti. Io invece cercavo qualcosa di più grande e poco complicato in modo da poterlo replicare anche più volte fino a che non avessimo eliminato tutte le scatole.

Ho quindi buttato giù un progettino, del quale abbiamo una diapositiva:

Come cucire un rotolo portagioie | pecionate.blogspot.com
Ora ridi pure della qualità del mio disegno tecnico, intanto quello che ne è saltato fuori è questo:

Come cucire un rotolo portagioie | pecionate.blogspot.com
  Come cucire un rotolo portagioie | pecionate.blogspot.com

Io e mia suocera siamo molto soddisfatte del risultato! So già che il prossimo portagioie avrà una sezione dedicata agli orecchini che realizzerò probabilmente applicando della passamaneria come nel tutorial di Dirt Cheap Decorating Divas.

Tu come conservi i tuoi gioielli? Hai un portagioie, conservi tutte le scatole originali o hai approfittato della crisi per eliminare il superfluo?


http://bit.ly/1i2h4Lv


5 Consigli per riorganizzare la cameretta e la nostra proposta: nordic style con un tocco di colore handmade

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Sembra che la cameretta e la sua (ri)organizzazione sia un tema molto in voga e mentre mettevo a punto gli ultimi dettagli di questo post mi sono imbattuta, quasi contemporaneamente, nelle notifiche di due super blogger: la rivoluzione di Gaia (Patasgnaffi) contro gli acari maledetti, ed i consigli di Elena (Yummy Mom) per gli acquisti per la cameretta del neonato.  

Noi, ve l'avevamo promesso nel nostro primo post del rientro (qui) e, visto che ce la stiamo mettendo tutta per mantenere i buoni propositi (no, il link al post dei buoni propositi non lo metto altrimenti mi si apre la faccina sbeffeggiante di Emma Watson "ancora che insisti co sto sport?"), oggi vi raccontiamo come abbiamo trasformato la cameretta in un luogo confortevole e accogliente, un ampio spazio di gioco e divertimento con angoli che garantiscono riposo, tranquillità e un’organizzazione funzionale degli spazi per riuscire a mettere in ordine il più rapidamente possibile.
Niente di ultra costoso, complicato o praticamente impossibile: la solita pecionata!
Ecco 3 spunti di base che si possono personalizzare secondo i propri gusti e le proprie esigenze: 

1) Come al solito, "less is more", quindi, pochi pezzi, linee semplici e gradevoli,  privilegiamo soluzioni free standing alle camerette componibili e plasticose, in modo da avere la possibilità di modificarne la disposizione nella stanza e rifarne il look con una mano di vernice all'occorrenza. Non investiamo un capitale in mobili che potrebbero essere presi di mira da attacchi d'arte dei vostri piccoli o che potrebbero stufarvi tanto da premeditare attacchi vandalici di sottobanco da parte vostra. 


2) Non esageriamo con gli "stimoli" (non servono stimoli ai bambini, solo un ambiente organizzato secondo le loro esigenze) lasciamo che sia la loro fantasia a inventare scenari e storie nuove ogni giorno. Una parete bianca si presta ad appendere i loro disegni, ad essere lo sfondo di un teatro o con una mano di lavagna a diventare un gigantesco bloc notes. 


4) Scegliamo "espositori" e non contenitori per i giochi: lasciamo che siano loro a scegliere a quale attività dedicarsi, includendo la possibilità di mettere in ordine da soli. 


3) Non consideriamo già grandi i nostri piccoli, ma non esageriamo al contrario, trasformando la stanza in un parco giochi: na camera da studente universitario sarà inadatta per un neonato tanto quanto la ricostruzione del castello di Sophia La Principessa, con glitter e scoiattolo parlante inclusi.


5) Dedichiamo uno spazio speciale in prima fila ai libri, che siano sempre alla loro portata e che possano toccarli, sfogliarli. Li potrete trovare seduti sul tappeto a raccontarsi da soli le storie, cambiandole anche di sana pianta, o potrete trovarvi a discutere sull'opportunità di leggere insieme ancora una storia a mezzanotte, ma, io sono di parte, l'amore per le storie ed il racconto è una delle poche battaglie per le quali vale la pena spendersi completamente. 

Nota per la lettura: non sono né interior né graphic designer, sono una bismamma a letto da un mese con l'influenza che in un momento di forza e lucidità è riuscita a scattare le foto con l'iPhone, spremere anche l'ultimo neurone per scrivere il post e caricare il tutto alle due di notte sdraiata su u nfianco nel lettone con la ciucciatette in azione. Non ho messo a posto i giochi prima di scattare, non ho ritoccato le foto e ho anche beccato una giornata di pioggia per lo shooting! Ecco, siate clementi e non ridete troppo ve prego!



Una stanza per uno è diventata per due senza sacrificare lo spazio

Cosa non mi piaceva della precedente cameretta

L’armadio. No, non era un armadio, era un sarcofago che occupava un’intera parete senza compensare tale ingombro con un’altrettanto ampia capacità di contenimento. L’armadio di cui parlo era tutto quello che rimaneva, dopo il trasloco, della cameretta acquistata mentre ero ancora incinta di Diego: armadio a ponte, letto con contenitore estraibile, cassettiera settimino, scrivania, tutto pronto per accogliere un dodicenne, non un neonato! All’epoca pensavamo di aver fatto un acquistone furbissimo, ma ben presto ci rendemmo conto della sua inutilità e della nostra ingenuità. 

La mancanza di bellezza. Guardate che non è una sofisticheria, la bellezza è importante! Se ci piace un posto ci stiamo volentieri, altrimenti ce ne andiamo o ci passiamo il minor tempo possibile. I mobili di diverso stile non si armonizzavano tra di loro e non c’era niente che inviasse il messaggio “Dai vieni qui che si sta bene”. Non c’erano personalizzazioni alle pareti, foto, disegni o ricordi dei bambini. Il bianco era troppo bianco!

L'illuminazione inesistente. Nonostante la cascata di luce che ogni mattina si riversa dentro la stanza, al pomeriggio bisogna fare i conti con la rotazione solare e tocca accendere la luce. Il soffitto è molto alto e la stanza risultava sempre poco illuminata e piena di ombre. 

La zona letto trascurata. Il letto era sempre ricoperto da un foulard in estate o da una coperta in inverno. La pigrizia, considerato che Diego dormiva e dorme tuttora in camera con noi (per onestà, lui non è interessato ad andarsene e a me piace pure sentirmelo vicino), mi ha portato a trascurare questo angolo di camera. 

La solitudine dei numeri primi. Troppo spazio per uno soltanto! L’arrivo di Giulia, invece, mi spingeva a vederla come una stanza per due e, quindi, all’appello mancavano un letto e un armadio! Insomma, una stanza che fino a quel momento era stata "per uno", doveva diventare "per due", ma senza che i mobili cacciassero fuori i legittimi proprietari!

Cosa invece mi piaceva e intendevo valorizzare

Sicuramente l’abbinamento bianco-legno, molto nordico, molto pulito, essenziale. Non amo i colori abbacinanti (dei quali ci si stanca ben presto) delle camerette componibili che vendono nella maggior parte dei negozi di arredamento. Quella che avevamo comprato noi in un primo momento abbinava (pseudo) legno ciliegio e arancione e in cinque anni ogni volta che ci passavo davanti mi chiedevo “ma come cavolo hai fatto?”
Per questo, quando ho visto la nuova serie Hurdal di Ikea me ne sono innamorata! 


Mi piaceva molto, invece, il bianco dello scaffale Expedit (oggi Kallax) e del letto in ferro con il legno del parquet, quindi abbiamo deciso di prendere un altro letto (Minnen di Ikea) e staccare i due scaffali, prima affiancati, per disporli sui due lati lunghi della stanza. Trovo che Expedit, o Kallak, si presti molto bene come espositori di giochi che, in questo modo, risultano accessibili e facilmente riordinabili, mentre non amo invece le soluzioni “prendi e butta tutto dentro”, che non mostrano il loro contenuto e non aiutano né la scelta da parte del bambino, né l’ordine perché per forza per scegliere bisogna prima tirare tutto fuori! 





Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa

Per i libri, invece, almeno per quelli che sono letti più frequentemente, preferisco che ci sia un espositore dedicato, che mostri la copertina e faciliti così la scelta. Trovo che Ribba di Ikea sia perfetto e, in più funge anche da comodino! Le mensole, sono Lack.

L’ampio spazio a terra. I miei figli sono ancora piccoli e per loro avere spazio per giocare è sicuramente la caratteristica più importante che la loro cameretta debba possedere. Ho pensato quindi di sfruttare le pareti laterali per collocare gli armadi ed i lettini, nonché utilizzare delle strutture letto allungabili che, per il momento, possono rimanere più piccoli di un normale letto singolo, ma che, crescendo, possano seguire le dimensioni di un adulto. 





L’adesivo a parete con le strofe di “Mio cucciolo d’uomo”. Non è solo una canzone, ma una vera e propria poesia, anzi, una spassionata dichiarazione d'amore! 
Sono una donna di parole scritte, lette, pronunciate e ascoltate, messaggio più efficace non so veicolarlo se non con le parole e così, ho pensato di riempire quella parete con altri meravigliose parole, come un murales, ma con un tocco di colore.


10 cose da fare tutti i giorni:

Lavati il viso
Guardati allo specchio e fai un’espressione buffa
Vestiti di ottimismo e voglia di fare
Esci, lascia respirare le idee
Provaci sempre, almeno una volta, con tutte le tue forze
Impara ogni giorno una cosa nuova
Sii gentile ed educato
Abbraccia e regala sorrisi
Senti, con tutto il tuo cuore
La sera, prima di addormentarti, chiudi gli occhi e chiediti se sei felice


Un particolare ringraziamento ad Ottavia di Le Creazioni di Topilde che ha realizzato la cascata di stelle colorate sopra il lettino di Giulia e le ghirlande appese alle mensole sul letto di Diego! 
In più, nel pacco ho trovato a sorpresa questi due coloratissimi e dolcissimi nastri con i nomi dei miei bimbi
Grazie ancora Ottavia, sei stata gentilissima, disponibilissima e le tue creazioni sono bellissime. 







DIY Last minute Festa del papà: il gioco della dama

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Quest’anno a scuola di Diego per la festa del papà si gioca a dama! 
Sì, avete capito bene, i bambini, insieme ai loro papà, si divideranno in due squadre e sfideranno al gioco della dama. 
Non so voi, ma io la trovo un’idea davvero simpatica. Mi piace il concetto di squadra e mi piace che con l’occasione i bimbi abbiano imparato un gioco nuovo e di ragionamento come la dama. 

Diego ed il suo papà saranno nella squadra dei rossi, felpa o maglietta non importa, ciò che conta è che siano vestiti di rosso. 
A terra è stata allestita la scacchiera con le caselle bianche e nere e loro saranno le pedine viventi. 

I preparativi a scuola fervono già da qualche tempo e le maestre stanno allenando i bambini tanto che Diego mi ha dato il tormento “Mamma dobbiamo giocare a dama, dai, facciamo una dama!”. 

Ovviamente non mi ha dato tregua finché non ho detto sì e, allora, mi sono dovuta spremere le meningi per realizzare una dama fai da te veloce, ma anche carina, che potesse essere l’occasione per un regalo per il suo papà. 

Siccome in questo periodo sono nel tunnel del cucito, e a breve ne vedrete veramente delle belle (#labiondaimparaacucire), mi sono fatta venire un’idea che presupponesse l’uso della stoffa. 

Naturalmente le caselle avranno ciascuna una dimensione diversa come testimonia la foto, ma questo scommetto che l’avevate immaginato, no?


Occorrente:
  • cotone bianco (un quadrato 50x50 cm);
  • cotone rosso (un quadrato 50x50 cm);
  • trapuntino bianco (un quadrato 50x50 cm);
  • sbieco color giallo senape circa 2 mt;
  • filo da cucire bianco;
  • filo da cucire giallo.

Allora, per prima cosa ho ricavato 8 strisce bianche e 8 strisce rosse ciascuna alta 5 cm.
Successivamente le ho appuntate sul trapuntino e poi le ho intrecciate. 
Vi conviene attaccare tutte le strisce del medesimo colore per verticale e poi iniziare ad attaccare le strisce dell’altro colore in orizzontale, incrociando e alternando i colori. 

In pochi minuti si formerà sotto i vostri occhi la scacchiera. 

Adesso cucite tutte le fila, in orizzontale e in verticale, con lo zig zag per fermare i bordi che altrimenti sfileranno.


Credetemi, ci vuole di più a dirsi che a farsi!
Infine attaccate il bordo con le spille e poi cucitelo. 
Io ho scelto un giallo senape a contrasto, ma potete scegliere i colori che più preferite. 

Per i tappi, io ho utilizzato quelli delle bottiglie del latte (ve ne servono 24 in tutto)


Per fare prima io li ho colorati con un pennarello indelebile (metà bianchi e metà neri), si poteva fare di sicuro qualcosa di meglio, ma il mio tempo a disposizione era finito!

Non mi resta che augurare una buona festa del papà a tutti bambini perché possano trascorrere una giornata di divertimento e felicità insieme ai loro papà e al resto della loro famiglia, perché non c’è regalo migliore del tempo trascorso in compagnia di chi ci vuole bene!

Detto questo… corro a stirare le felpe rosse ;)




#ioleggoperché... una vita sola non mi basta!

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Quando le Pecione hanno saputo di questa iniziativa non hanno potuto trattenersi e hanno voluto condividerla subito, anche se manca ancora un mese!


#ioleggoperché | pecionate.blogspot.it

Il 23 aprile, oltre ad essere la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, in Italia sarà il giorno di #ioleggoperché, una grande iniziativa nazionale di promozione del libro e della lettura con l’obiettivo è di stimolare chi legge poco o chi non legge (oltre la metà degli italiani!)
Tante le iniziative virtuali e reali, fare una sintesi è impossibile, ma per darti un’idea del progetto geniale che c’è dietro riportiamo qualche passaggio del comunicato stampa.

<< Il 23 aprile 2015 in Italia sarà il giorno di #ioleggoperché, un’iniziativa dell’Associazione Italiana Editori in cui i protagonisti sono i libri, i lettori e per la prima volta, soprattutto, i non lettori.
Il nostro scopo è stimolare chi legge poco o chi non legge. Parliamo di ben più della metà degli italiani.
Abbiamo deciso di incuriosirli, con l’aiuto dei lettori.
Abbiamo deciso di farlo in modo originale ed efficace.
Abbiamo deciso di mettere al centro di questa iniziativa i libri, le persone, tutte le istituzioni e le iniziative che hanno a cuore la lettura e, in generale, la cultura.
Gli editori hanno individuato 23 romanzi e un “libro chiave” di Daniel Pennac.
Piccoli tesori pensati e scelti proprio per chi ancora non legge. Un doppio dono speciale ai non lettori, perché porta con sé anche la generosa rinuncia dei diritti d’autore da parte dei 24 autori.
Abbiamo deciso di affidare 240mila libri a migliaia di lettori appassionati, che chiameremo Messaggeri: a loro volta, affideranno ad altrettanti lettori “assopiti”, in tutta Italia, questi strumenti di piacere e di divertimento, i libri.*


Saranno Messaggeri “Pronti a tutto”, proprio come recita la nostra campagna di comunicazione. Messaggeri pronti ad affidare a parenti, amici, colleghi e sconosciuti una copia speciale di un romanzo bellissimo.
Per la prima volta avverrà in modo capillare, a scuola e all’università, al lavoro, nelle librerie e nelle biblioteche fino alla Piazze. A unire questi snodi sarà il treno che, grazie a un accordo con Gruppo
Ferrovie dello Stato italiane, idealmente permetterà ai Messaggeri di arrivare davvero ovunque.
A questa rete fisica si affianca una piattaforma digitale, www.ioleggoperche.it, in cui i Messaggeri possono iscriversi, in cui tutti possono aderire, giocare con le citazioni e con i social, diventare una community.

Grazie a tutto questo e ad iniziative originali, diffuse su tutto il territorio nazionale, come Crossa un libro–rivolto alle scuole- e Piazza un libro–in numerose piazze italiane-, sensibilizzeremo i “non lettori” ad avvicinarsi al libro e alla lettura. >>

(*Purtroppo i kit da regalare sembrerebbero già terminati, ma forse a breve verranno distribuiti nuovi kit in edizione digitale!)

#ioleggoperchéperò è già iniziato: le Pecione hanno aderito come messaggere e parteciperanno, attraverso i social, al mese di sensibilizzazione che ci porterà fino al 23 aprile.

Ami leggere? Registrati subito e diventa un messaggero anche tu!
Le Pecione sono “pronte a tutto” e tu?

#ioleggoperché | pecionate.blogspot.it
Scopri di più su www.ioleggoperche.it oppure sulle pagine dedicate di Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest e Youtube

Festa della mamma fai da te: tutorial per cucire una shopper e 10 idee per riempirla di cose meravigliose!

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Io ve lo dico, archiviata la festa del papà, è doveroso, giusto e sacrosanto cominciare a spremere le meningi per celebrare la mamma! 
Lo scorso anno ho festeggiato la prima festa della mamma come mamma bis, un’emozione incontrollabile, sconvolgente e di amore assoluto. Non facevo altro che piangere - giudicate voi a che punto mi trovo della metamorfosi con un panda - baciare Diego, dire “grazie, grazie”, stringere Giulia nel fagottino, ripetere le operazioni in sequenza. 


Questo il regalino che le maestre hanno aiutato i nostri bambini a confezionare: una piccola sportina con l’impronta delle loro manine. 

A sinistra la sportina con le manine (non è quella di Diego)
A destra Diego disegna la sua mamma con tendenze cubiste
In basso Diego risponde alla domanda "com'è la tua mamma?" e ancora mi sciolgo!

Mi sento ancora in debito con la vita per tutta la felicità e le emozioni provate quel giorno, quindi, quest’anno mi sento di dover ricominciare proprio da lì, da quella sportina e provare ancora una volta a dire grazie che, secondo me, i grazie non sono mai abbastanza. 

Allora, mettiamoci anche che recentemente ho fatto amicizia con la macchina da cucire, adesso vi spiego come cucire una meravigliosa borsa per la mamma e vi dò anche qualche idea per riempirla per confezionare a mano un pensiero unico che farà letteralmente sciogliere qualsiasi mamma!

Questa è la borsa più semplice che si possa cucire: un pezzo di stoffa, due strisce di cotone per i manici, una piccola tasca interna (che se andate di corsa o la volete fare facile potete anche omettere). 
L’idea è sua. Lei è Dana, ed è la mia personal sewing trainer anche se lei non lo sa. Ho iniziato a cucire proprio seguendo i suoi tutorials, sempre dettagliati, con spiegazioni semplici e foto di ogni passaggio. E poi ci sono i video "Made everyday", in cui Dana cuce in diretta (a prova di incapace!) con il suo stile solare e amichevole inconfondibile! La adoro!

Pronti? Iniziamo!



Ecco cosa ci serve:

1 metro di stoffa in cotone piuttosto pesante (tipo tela o tessuto per tovaglie o tende) - potete anche riciclare un canovaccio da cucina o dei tovaglioli, guardate lei come fa qui!

Ritagliamo due rettangoli 45 x 35 cm, oppure un unico rettangolo 90 x 35. Io ho ridotto leggermente le dimensioni (70 x 35) in questo modo sono riuscita a sfruttare al massimo le dimensioni della stoffa ricavando quattro rettangoli per le borse e quattro pezzi di stoffa da riciclare. 
Il primo l’ho tagliato, a sua volte, in quattro per ricavare delle piccole tasche interne per le borse, gli altri tre ne ho fatto dei tovaglioli, ma possiamo anche decidere di farne delle tovagliette per la colazione. 




1) La tasca interna

(se non avete intenzione di attaccare la tasca saltate questo passaggio e andate direttamente al punto 2)

Ritagliamo un rettangolo di 23 x 18 cm (se fate come me vi verrà una tasca leggermente più piccola). 
Ripieghiamo il lato superiore di 2,5 cm, gli altri tre di circa 1 cm e stiriamo. 
Attacchiamo la tasca con l’aiuto delle spille alla borsa e cuciamo.



2) La borsa

Adesso non ci resta che cucire la borsa! Con l’aiuto delle spille facciamo combaciare i lati della stoffa piegandola a metà, dritto contro dritto.
Cuciamo i lati ed il fondo. 
Adesso cuciamo l’orlo superiore. Ripieghiamo il bordo di 1 cm e poi ancora di 2, 5 cm. Stiriamo e cuciamo. 



Se preferite potete realizzare una borsa con il fondo con gli angoli - è più capiente e si regge meglio quando la appoggiate - basta fare questo passaggio.

Dopo aver effettuato le cuciture (dei lati e del fondo), schiacciatele in modo da farle combaciare e realizzerete un triangolo. 
Stirate il triangolo in modo da far combaciare perfettamente le cuciture. 
Tirate una riga a 6,5 cm dalla punta del triangolo e cucite. Tagliate l’eccesso e rifinite il bordo con lo zig zag (oppure lasciate così com’è). 
Ripetete l’operazione anche per l’altro angolo della borsa (qui le spiegazioni di Dana). 

3) I manici

Tagliamo due strisce di circa 70 cm di lunghezza ciascuna e attacchiamole al bordo superiore dell borsa con l’aiuto di due spille. 
Cuciamo con lo zig zag lungo il bordo, ripassiamo un paio di volte. Poi cuciamo una “X” per essere sicuri che sia ben resistente. 




Fatto! 



Adesso non ci resta che la parte più divertente: riempire la borsa!
Ecco alcune idee:

1) Mommy survival kit 



Kit di sopravvivenza per mamme in barattolo (ci sono anche le etichette stampabili gratuitamente)


2) 30 Days of Mommy meals



Ideale per le neo mamme (e non solo!)

3) Tired mama pamper kit 


Maschera per viso e mani, crema per capelli, lucida labbra e altre coccole per la mamma che per troppo tempo non si è presa cura di sé concedendosi una seduta al bagno in solitaria!

4) Libri e riviste

I libri sono sempre un regalo gradito per me! Da quando sono costretta ad utilizzare un braccio solo (altro impegnato in addormentamento figli) e al buio mi sono (ahimè) convertita al digitale, ma almeno leggo, mio marito mi regala spesso delle meravigliose iTunes Card con le quali comprare tanti libri e qualche rivista.

Tra queste le tra mie preferite sono Casa Facile, Peggy Journal, Turisti per Caso, Focus (vi ricordo che non ci paga nessuno, sono solo le mie preferenze!)
A questo proposito, ve la ricordate l'iniziativa #ioleggoperché di cui vi avevamo parlato qui? Potrebbe essere l'occasione giusta!


5) Qualche altra idea? Eccone 6!



Winter cold survival kit
Movie night in a tin
Coffee lover survival kit
Baking kit 
Snow day survival kit
Spa Day in a tin

via http://thediymommy.com

Tanti auguri Mamma!

P.S. Ve li ricordate i pupazzi coniglio con i calzini spaiati? :)

Anteprima - Il mio matrimonio fai da te: il fotoracconto della giornata

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Qualche tempo fa, Camilla (Zelda was a writer), pubblicava un articolo sul grande Tabucchi (qui) e per il mio cervello è stato un attimo salire sul treno che mi portava a riabbracciare Pessoa. Un tuffo al cuore ed ero già là, tra le sue poesie, i suoi versi! 
E’ un autore al quale sono molto legata e insieme a Emily (Dickinson), Gabriele (D’Annunzio), Charles (Baudelaire), Gustave (Bécquer), Richard (Bach), è stato tra gli invitati al mio matrimonio. Non cercate un nesso, un comun denominatore, tra questi autori perché non c’è, se non nella misura in cui hanno scritto versi o parole che hanno accompagnato i passi della mia vita e sono rimasti con me, dentro di me.
Un tavolo per ciascun autore e a ciascuno dei commensali è stata regalata una pergamena con i suoi versi più belli. Il mio modo per condividere la mia felicità ed il mio stato d’animo con tutti gli invitati.



Potrebbe risultare inusuale scegliere poesie che parlano di inquietudine nella notte, del vento che soffia irreale sulla pioggia e del pensiero che corre e continua senza sosta come anatema dell’aria; brani che parlano del cuore e di come esso a volte si distrae dal suo stesso battito al rumore del mare, lamento indomabile e selvaggio. Brani, che parlano di amore e di morte, ma, si sa, "chi ama non conosce morte" (Emily ti adoro). 
Seduta sul terrazzino di quella casa così lontana, leggevo questi versi all’alba, sotto il cappuccio di una felpa, con la tazza del caffè accanto a me, respirando l’aria fresca di un’estate che volgendo al termine mi avrebbe lasciato una promessa di eternità. 
Il 21 marzo scorso è stata la Giornata Mondiale della Poesia e l'abbiamo lasciata sfilare così, senza adeguati festeggiamenti. La poesia è un colpo al cuore, è la capacità di stordire i sensi con parole apparentemente innocue, ma che combinate tra loro, come una pozione magica, possono rigirarti l'anima come un pedalino bucato. E' piacere, è bellezza, è arte e di questa non ce n'è mai abbastanza. Allora, ho avuto l'idea, un po' per volta conosceremo gli ospiti speciali che ho avuto l'onore di accogliere alla mia tavola, un piccolo assaggio, una volta ogni tanto, vi va di seguirci in questo viaggio alla scoperta de #gliinvitatialmiomatrimonio?

Poi, ho pensato anche che l’idea della pergamena, arrotolata su uno stelo di fiore di confetti a fare da segnaposto - senza pinterest a disposizione, eh? - era proprio un’idea carina! 
In tempi in cui di diy, handmade e crafting ancora non si parlava granché, la mente sovraffollata di una me neanche ventiquattrenne aveva avuto diverse trovate originali per organizzare un #matrimoniofaidate. 
I sacchetti per i confetti cuciti a mano, le partecipazioni stampate con la stampante di casa su carta amalfitana ordinata via internet, i nastri rosa per le mie amiche, i confetti scelti direttamente nella fabbrica Pelino di Sulmona (con mia madre che salta l'uscita dell'autostrada e arriviamo a L'Aquila, ma questa è un'altra storia!), la cinquecento bianca noleggiata all’aeroporto, il tableau disegnato a mano.

Insomma, non sono una wedding planner e non ho la presunzione di diventarlo, voglio solo raccontarvi la mia esperienza, magari potrà essere l’ispirazione per tante altre idee crafty o altrimenti vi avrò fatto fare qualche risata! 

Nel frattempo, vi racconto il giorno del mio matrimonio attraverso qualche foto!

Il giorno del mio matrimonio è stato, in assoluto, il giorno di festa più bello della mia vita. Non ho smesso un attimo di ridere e, come mi ha detto successivamente qualcuno, sarebbe potuto cadere il mondo, io mi sarei fatta più in là, sempre continuando a ridere. 




Le foto sono di Studio Reportage.



Ho chiesto alle mie amiche di venirsi a vestire a casa mia, insieme a me, e nel frigo avevamo più birra che acqua (vede per credere).



Chi si piastrava i capelli, chi se li arricciava; sul tavolo, bottigliette di smalto di tutti i colori, matite, rossetti e mascara di tutte le marche e di tutti i tipi. Erano bellissime. Sorridenti, scalze ed emozionate. 
Io mangiavo pizzette, bevevo birra e ridevo. 
Poi mi hanno detto “e basta che ti viene via il trucco”, e me ne sono fatta una ragione. Ho infilato una cannuccia nella lattina di birra e olè.




In fase trucco con ciuffo alla "Tutti pazzi per Mary"
Le mie amiche avevano tutte un piccolo "portafortuna", un nastrino rosa allacciato al polso. La storia del rosa a casa mia è vecchia come il cucco, si narra che da piccola disegnassi elefanti rosa e volessi a tutti i costi un gatto rosa, poi, un po' più cresciutella, in occasione di ogni esame all'università portavo addosso qualcosa di rosa. Considerato che ha funzionato parecchio bene, e che mi sono sposata appena tre mesi dopo la laurea, non me la sentivo proprio di interrompere questa tradizione!
Io ce l'avevo alla caviglia e annodato avevo anche un ciondolo a forma di delfino, la "cosa prestata" dalla mia amica peciona. 


Poi, alla fine, erano tutte pronte tranne me!




Ed ecco il vestito! Pensate che la scelta ha impiegato "ben" mezz'ora di un sabato pomeriggio e ancora mi viene da ridere! 
Ci presentiamo al negozio io, mia madre e la peciona, e ci fanno accomodare in camerino. 
Mia madre alza le sopracciglia e con un sorriso pietoso mi fa: "Claudia, ma come ti sei vestita..." Non so se la indisponessero di più le macchie di candeggina sula tuta o l'abbinamento reggiseno bianco-mutande nere-calzini a righe.
La commessa inizia portare abiti bellissimi nei quali mi infilo e mi muovo come un elefante, impacciata, per niente a mio agio e con la certezza di essere ridicola. Poi arriva lui, ah... che bello, ha le spalline, così sta su bene e poi mi sembra un grembiule questa gonna a portafoglio, bello il raso che spiomba dritto e liscio, senza fronzoli, volant e solo un ricamo delicato. Mi piace!
Alzo gli occhi, la guardo e la peciona mi fa: "no, vabbè, hai cambiato espressione..." e fu subito amore. 

Ed eccoci finalmente alla cerimonia. Adesso non vi spaventate, l'espressione che vedete non è quella di un uomo che va ad un funerale, è mio padre che mi accompagna da quello che sarà il mio futuro marito, ma sembra proprio un'espressione da funerale. In effetti lui così si sentiva. Un uomo finito.



Mentre eravamo in macchina mi fa: "Senti, siamo ancora in tempo, è una bella giornata, ripensaci, ce ne andiamo al mare io e te, mette tutto a posto papà, tu non ti preoccupare. Eh? Che dici?" 
Durante la cerimonia non ha proferito parola e alla cena qualcuno gli ha chiesto: "Sei contento?" e lui ha riposto "Contento? Che c'è da essere contento? Metti al mondo una figlia, la cresci, bella, intelligente, lei ti ama e tu la ami, poi arriva il primo str***o e se la porta via". 
Ecco. Un uomo in lutto.



Dopo la cerimonia siamo andati a fare una passeggiata. I fotografi sono stati discreti e ci hanno seguiti senza farsi notare, noi, storditi, felici e super accaldati, abbiamo scambiato qualche parola e tanti sorrisi. Ci siamo seduti su una panchina, poi abbiamo bevuto ad una fontanella e tutto sembrava di nuovo così normale!






Poi, a bordo del nostro bolide abbiamo raggiunto gli invitati al mare. 





Direttamente affacciato sul mare, in realtà è un vero e proprio stabilimento balneare!




Ecco la tavola, ma di questo parleremo meglio nel mio #matrimoniofaidate e ne #gliinvitatialmiomatrimonio.



Il clima era assolutamente informale e tutti davano una mano, dall'amica fotografa e quella improvvisata truccatrice.


Poi è arrivato il momento della torta e, no, niente taglio!
Abbiamo scelto di colare il cioccolato su un meraviglioso profiteroles, Oddio quanto era buono!


Naturalmente, se me lo avessero chiesto prima avrei detto che i fuochi d'artificio sono una cosa kitsch e superata, soprattutto per un matrimonio. 
Quando ho visto comparire nel cielo tutte quelle luci che dopo mille voli e mille colori andavano ad addormentarsi sul mare, beh, non ero più dello stesso avviso!


Abbiamo iniziato a ballare sulle note di Basket Case, poi gli U2 e ancora rock e punk (ve l'avevo detto che ero una ragazza punk, no?), a piedi nudi nella sabbia e senza più un minimo di sobrietà in corpo. 
Poi ci siamo tuffati in piscina e le coreografie di sincronizzato degli uomini facevano invidia a quelle di Aldo Giovanni e Giacomo in Tre uomini e una gamba!


Ah, se poi capita che nel bel mezzo della cena vada via la luce e saltino tutti i generatori... don't worry, keep smiling!

P.S. Le foto degli invitati e degli sposi e che in piena euforia e con gradazione alcolica alterata si dimenano in abito da cerimonia in balli a piedi nudi nella sabbia e i successivi schiamazzi, uniti a tentativi di galleggiamenti impropri nella piscina, sono state volutamente omesse per salvare quel briciolo di dignità che ancora ci rimane! 


Il puntaspilli da polso DIY in 10 minuti

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Sarà l’aria di primavera... ma tutto è iniziato da un pomodoro.
Un pomodoro (sottratto indebitamente a dei bambini innocenti, ma zia era contraria, ricordatevelo!) e una manciata di spilli.
Quel gran genio della Bionda - l’abbiamo già detto che sta imparando a cucire? - ha avuto l’idea di usare un pomodoro come puntaspilli e ne ha regalato uno anche a me.
Siccome alla praticità, e all’idiozia, non c’è limite, ho pensato di farne un pomodoro puntaspilli da polso!
Ecco come.



Occorrente:

  • Un pomodoro (o qualsiasi altro oggetto sferico) di stoffa
  • Ago
  • Filo
  • Un pezzetto di elastico
  • Forbici













1. Avvolgi l’elastico abbastanza stretto intorno al tuo polso e taglialo a misura.


2. Infila l’ago e, sfoderando i tuoi punti migliori, attacca il centro dell’elastico al fondo del pomodoro. 

Notare la precisione dovuta agli anni di pratica.
Quando una c’ha manualità signora mia...

















3. Chiudi l’elastico sovrapponendo le due estremità e, anche qui, ferma con qualche punto.



Finito!
Non ti resta che indossare il tuo puntaspilli e lanciare il nuovo trend dell’estate :)

Attenta solo a non spingere gli spilli troppo in fondo: c'è il tuo polso! :)

Migliorare l'organizzazione domestica in due mosse: il ricettario familiare ed il programma delle attività

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All’inizio dell’anno avevamo promesso di parlare un po’ dell’arte di arrangiarsi e di soluzioni salva tempo in cucina (qui) forti di una concreta esperienza maturata sul campo. State ridendo?
Beh, che ci crediate o meno, la Mora è riuscita a sopravvivere più di un mese senza riscaldamento ed acqua calda, e non ad Agosto, ma sotto Natale!
Merito anche del mitico Bimby che oltre ad essere elettrico permette di cuocere più cibi contemporaneamente consentendo di avere in trenta minuti una cena completa di primo, secondo e contorno e fare una cucina di storage per riempire il frigorifero come se non ci fosse un domani.

Ad essere sincera, il decisivo miglioramento nell’organizzazione dei miei menù è da attribuire a due fattori.
Il primo è stato conoscere i blog di Paoletta e di Adriano ed il mitico gruppone su Facebook. Le loro ricette ed i consigli del gruppo mi hanno spinto a livelli di autoproduzione che non pensavo raggiungibili per me.
In un paio di mesi mi sono accorta che non acquistavo più i biscotti per la colazione, le merende per la scuola di Diego, i cereali per la colazione e molti altri prodotti da forno. In compenso, mi sono ritrovata con una planetaria ed un forno nuovo, ma consideriamoli investimenti a lungo a termine!
Molte ricette sono diventate abituali, nel senso che sono entrate a far parte dei nostri menù (qui la mia proposta per l’organizzazione dei menù settimanali  e qui il menù “disordinato” della Mora) e ad un certo punto mi sono stancata di dover andare ogni volta su internet per recuperare la ricetta che mi serviva e che anche stamparle non risolveva il problema perché si accumulavano fogli di carta svolazzanti in giro per la cucina. Alt!
E qui entra il gioco il secondo fattore.
Il mio innato senso di ordine e organizzazione, infatti, è stato ulteriormente incentivato dalla Day Designer (vi ricordate? ne abbiamo parlato qui).
Così, per prima cosa, ho elaborato un ricettario familiare, niente di complicato, solo l’insieme delle ricette che utilizziamo tutti i giorni, suddivise per: colazione e merende, pane pizza e focacce, polpette, sughi e salse, piatti unici cereali e legumi, gnocchi.












Inoltre, per capire di cosa ho bisogno, quando mi serve e di quanto me ne serve, ho stilato un programma delle attività della nostra famiglia.



Questo semplicissimo foglio mi aiuta anche a non ritrovarmi con lo sguardo perso nel vuoto quando la mattina in stile zombie varco la soglia della cucina chiedendomi “ma che cavolo devo fare adesso?” (ovviamente la risposta più sensata sarebbe “tornatene a dormire, ma che cavolo vuoi fare a quest’ora?!?”, ma non è quella giusta!)

Più di recente, la scoperta di Zolle, mi ha permesso di liberarmi del pensiero della spesa settimanale che puntualmente ingolfava il mio sabato mattina.
Ogni venerdì pomeriggio, infatti, mi arriva a casa un cartone di frutta e verdura bio di stagione e sempre freschissimi! Se siete interessati, date un’occhiata al sito, scoprirete che partecipare è semplice, non è un abbonamento e si può personalizzare la zolla a proprio piacimento.
I vantaggi che personalmente ho riscontrato sono: qualità dei prodotti e freschezza, varietà della composizione della zolla per tutti i gusti, buon rapporto qualità-prezzo, puntualità nella consegna a domicilio.

E voi? Come vi organizzate per la gestione e l’organizzazione dei menù?

Le Pecione consigliano: nuovo look al Blog in 3 mosse, ora e subito!

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Già da diverso tempo meditavamo su un restyling del blog. Volevamo qualcosa di più semplice e pulito, che consentisse di individuare subito i contenuti, senza elementi che creassero confusione e, al tempo stesso, mettesse in risalto il nostro aspetto caratteristico: la caciara [per i nostri lettori internazionali laggasi “amena e goliardica confusione”].
Dopo aver frequentato il Blog Lab avevamo le idee più chiare, sapevamo quali erano gli aspetti da cambiare e cosa fare per migliorarli. L’abbiamo fatto? La risposta è no.

Alla fine, messe alle strette, ci siamo dette, ma davvero vale la pena per due come noi, che non hanno alcuna mira commerciale, investire tempo (e denaro) per migliorare l’estetica di questo piccolo e modestissimo blog? Sì, ci siamo risposte. 
Perché se vale il discorso che anche per stare in casa a fare le pulizie mi posso incipriare le guance e lucidare le labbra con il rossetto, allora, anche se a leggere siamo io, màmmeta e tu, possiamo decidere di vestire un blog che ci piaccia per davvero.


 La Mora ha avuto l’idea di autofinanziarci. Come? La logica è semplice. Se scrivo io un post lei mi paga mettendo un tot nella cassa, se lo scrive lei, invece, sono io a pagare.
In quattro mesi abbiamo risparmiato una discreta somma che ci ha permesso di fare i primi investimenti essenziali: acquistare il dominio, comprare un template personalizzabile e un logo pre made. 



Infine, è stato il post di Francesca Marano su C+B a far scattare la molla. 
Sabato mattina, ore 9:00, Pecione ai blocchi di partenza e un timer: allo scoccare delle 12:30 quel che s’è fatto, s’è fatto. E così è stato.

Il primo passo è stato acquistare il domino e, come potete vedere, siamo proprietarie esclusive di www.lepecionate.com , mitico!
Secondo, abbiamo acquistato il logo che, se lo dice pure la Marano c’è da crederci, non c’è niente di male ad acquistare un logo pre made, almeno all’inizio, poi si vedrà. Tanto più che a noi serviva una carattere handwriting un po’ giocoso, ma tutto sommato semplice, che potesse costituire l’header del nostro blog, ma anche un logo per le foto. Insomma, nessuna opera d’arte!

https://www.etsy.com/shop/AutumnLanePaperie

Abbiamo setacciato i negozi di Etsy e alla fine abbiamo scelto Autumn Lane Paperie che ne aveva davvero di bellissimi! Abbiamo chiesto a Beck di sostituire il carattere della tagline con un font che ci piaceva di più ed ecco qui, il nostro logo ready to go!
Il template l’avevamo acquistato sempre qualche tempo fa qui a 3,99 Euro e devo dire che è esattamente quello che ci serviva.

Non ci restava che giocare con font e colori. Seguendo la regola fondamentale “less is more”, abbiamo scelto solo due font, uno molto semplice e leggibile per il corpo dei post e uno per i titoli che riprende la tagline dell’header. Il colore l’abbiamo usato, con parsimonia, per i link e per la side bar.

Per quanto riguarda i contenuti abbiamo rinominato le categorie per renderle immediatamente comprensibili, abbiamo ridotto le etichette per agevolare l’indicizzazione e le ricerche, ed eliminato tanti gadget dalla side bar che creavano solo confusione distogliendo l’attenzione dai nostri contenuti.
Il lavoro, naturalmente, è work in progress, quindi aspettatevi ancora dei cambiamenti, ma, per il momento, noi siamo tanto, tanto soddisfatte!
E voi, che ne pensate? Si accettano consigli!


P.S. Tremate, tremate... in borsa ci sono rimasti sufficienti denari per una messa in piega ed un outfit, attenzione che è arrivato il tempo dello shooting e allora sì che si ride!

Peciona ad Honorem - Prima edizione

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Ne abbiamo chiacchierato più volte, anche fomentate da tante aspiranti reginette, ma poi non avevamo mai dato vita all’iniziativa.
Oggi, finalmente, senza neppure aver dovuto bandire un concorso, ma per semplice acclamazione, abbiamo la prima elezione di “Peciona ad honorem”!

Lo scettro di questa prima edizione va a furor di popolo a...

(che già il nome qualcosa ci doveva suggerire)


Grazie... Grazie!
Ma vado a leggere le motivazioni della giuria.


--> Per non aver tentato timidamente l’approccio, ma perché, pur essendo la prima volta, ha riempito una betoniera di materiale con badilate colme di materiale e ottimismo.
Quando una Peciona si mette in moto, non ha tempo da perdere con le prove: si punta direttamente sul prodotto finito.

--> Per aver affrontato con caparbietà un delicato lavoro manuale e non essersi data per vinta di fronte all’ineluttabile evidenza che qualcosa era andato storto.
Una Peciona si dispera di fronte al risultato più spesso di quanto non voglia ammettere, ma non accetta MAI la sconfitta e cerca la soluzione “alla meno peggio”. E comunque IO non ho sbagliato niente, non capisco proprio come diavolo sia potuto succedere!

--> Per aver trasformato quello che poteva essere un banalissimo TIR di “pongo” bianco in un esperimento chimico-fisico sui fluidi non newtoniani.

Perché ogni Pecionata che si rispetti, si sa da dove parte, ma non come va a finire.

--> Per essersi distinta, nella sua già significativa carriera, patrocinando iniziative come #nonsonowonderwoman.
Ché di gruppi e occasioni di auto-aiuto, sorella, non ce n'è mai abbastanza...

Ed ora ecco a voi la performance che ha conquistato l'Academy.



Grazie Rita. Commosse e strette in un grande abbraccio possiamo solo dirti: Sei una di noi!

Trovi Rita anche su Facebook e Instagram.
Se hai bisogno di aiuto con la gestione della tua pagina Facebook chiedile una consulenza su Network Mamas.
Se invece vuoi vedere cosa crea quando non combina pecionate, questo è il suo negozio online. Ti ricordi la simpaticissima My#Selfie che ha realizzato per Claudia?

[Se ti stai chiedendo quale fosse l'idea iniziale dietro alla pecionata che è valsa il titolo a Rita, dai un'occhiata qui dove Giada spiega come fare la pasta da modellare al bicarbonato. Se segui le sue istruzioni e ti ricordi di cuocere l'impasto, il successo è assicurato!
Se invece pensi di poter aspirare al titolo, scrivici!]

Lettera a mio figlio

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Il primo maggio la piccola di casa ha festeggiato il suo primo compleanno e avendo vissuto direttamente sulla mia pelle l'esperienza di organizzare la festa, avevo intenzione di scrivere un post con alcuni trucchetti molto, molto utili.
Invece, è successo che l'altra sera ho litigato con Diego, mio figlio più grande, e una serie di pensieri tumultuosi mi ha ingabbiato il cervello. Così, per rimettere ordine, ho scritto, anzi, gli ho scritto una lettera. 
La voglio condividere perché il Mulino Bianco non esiste - e comunque ci hanno messo dentro Banderas a parlare con le galline quindi fate un po' voi - e non c'è niente di male ad ammettere le proprie debolezze. La cosa più incredibile che potrà succedere sarà decidere di fermarci e di capire se è il caso di tornare su nostri passi, valutando una strada diversa, se quella percorso fino a quel momento non ci ha portato da nessuna parte. La possiamo chiamare umiltà, con una vena poetica, ma anche amorevole tenacia, con maggiore realismo. Insomma, può capitare di essere pessimi, ma accorgersene e fare di tutto per non esserlo più mi sembra già un bel punto di partenza.



Caro Diego,
da pochi giorni hai compiuto un anno come fratello maggiore. Non so dirti che cosa si prova, ma mi viene spontaneo farti i miei più sinceri complimenti. Io non ho fratelli, né sorelle, ma percepisco distintamente la responsabilità che a volte provi, me ne accorgo perché sembra un peso po’ troppo grande per le tue spalle.
Per questo ti voglio ringraziare, ma anche chiedere scusa.
Ti voglio ringraziare per l’amore che hai riversato incondizionatamente su tua sorella. Per come ti preoccupi per lei e la cerchi in continuazione per coinvolgerla nel tuo mondo. Per averla accolta, sacrificando i tuoi spazi. Per averla accettata senza riserve. Perché tu sei contento che lei “è nasciuta” (per usare le tue parole).
Non ti ringrazierò mai abbastanza per essere il fratello che sei. 
Hai amato questa novità sin dall’inizio, scegliendole un nome e chiamandola “Bimba Giulia” per tutto il tempo che è stata dentro la mia pancia, come se voi due foste già stati una coppia affiatata di amici.
Io ti avevo promesso che niente sarebbe cambiato. Che promessa idiota. Non è vero. Non poteva essere vero. 
Come poteva essere vero per il solo fatto che la nostra famiglia passava da tre a quattro teste? Come poteva non cambiare niente se io sempre una rimango, ma chi ha bisogno di me non è più uno, ma due?
Il senso delle mie parole era solo quello di rassicurarti che nessuno avrebbe preso il tuo posto nel mio cuore, che nel cuore di mamma c’è posto per tutti, che se siamo uno più l’amore non si divide, ma si moltiplica.
Ma per il resto ho sbagliato, perché intorno a noi tutto è cambiato, non poteva essere altrimenti, e siamo cambiati noi.
Ieri sera, dopo l’ennesima giornata di urla e pianti, mi sono ritrovata a fissarti mentre dormivi e mi sono detta che sì, tu resti sempre il mio cucciolo, e che no, non è vero che sei grande, che hai tutto il diritto di restare tra le mie braccia stasera, domani e ogni volta che vorrai. E io non ho nessuna valida ragione per non tenerti stretto a me. Ancora un po’. Ancora e sempre.
Soprattutto, poi, mi sono chiesta dove fosse finita quella mamma premurosa e sorridente che sapeva capirti più di ogni altra persona. Perché tu da me venivi se avevi un problema, con me ti fermavi a ragionare, a parlare, perché io e te ci capivamo.
Dove sono finiti i nostri abbracci, quelli che chiudevamo gli occhi mentre ci stringevamo e io ti infilavo il naso tra il collo e la spalla per respirare l’odore della tua pelle? Dove sono finiti i baci? Dove sono finite le nostre dichiarazioni “tanto bene mamma, tanto amore”? Dove sono finiti quegli di ordinari momenti di straordinaria felicità che, scusa, ma mi sta scoppiando il cuore per quanto sono felice? Non te lo so dire.
Tu li hai reclamati, a modo tuo, ma la stanchezza mi ha fatto vedere solo comportamenti irragionevoli e rabbiosi, ai quali ho risposto con altrettanta rabbia. Il problema è che io ho trent’anni e avrei dovuto capire che stavamo sbagliando. Non so a quanto possa servire, ma, per tutta onestà, ti dico che ogni volta che abbiamo litigato e che ho visto la paura velare di bianco i tuoi occhi neri per poi sciogliersi in una cascata di lacrime mi sono sentita come un boia. Perché a farti stare male ero io, la tua mamma. A volte mi sono resa conto di aver sbagliato mentre ancora le stavo pronunciando certe parole, non sono riuscita a rimangiarle, ma ho provato a spazzarle via con uno sguardo d’amore o un abbraccio improvviso. A volte è più comodo pensare di aver sbagliato, che non si poteva fare diversamente, che ormai è troppo tardi per recuperare. Beh, ti assicuro che non è vero. E’ la bugia più grande che un vigliacco si possa raccontare guardandosi allo specchio. E se non vale in generale, ancora di più, non vale per una mamma che non vuole perdere l’amore del proprio bambino.
Caro Diego, tu sei l’amore più profondo che io abbia mai sentito, il senso che ha cambiato la mia vita e non ho nessuna intenzione di rinunciare a te.

Stai fermo lì, mamma sta venendo a prenderti.

Aggiornamento: ho abbassato il tono di voce, ho lasciato correre di più, ho abbracciato più spesso e riso di più. E stiamo tutti meglio!
Ammettere le proprie debolezze è sempre il primo passo per essere meno pessimi, partendo dal presupposto che come farai farai, farai comunque del tutto meglio!

Matrimonio fai da te: sacchetti porta confetti in tre mosse

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Come promesso nell’anteprima fotografica, ecco un post dedicato al matrimonio fai da te.
Su iniziativa di Rosa di Kreattiva, un manipolo di blogger creative – se vi state chiedendo che cosa ci fanno due pecione come noi in un gruppo di topblogger creative, beh, continuate a chiedervelo, magari trovate una risposta e ce la scrivete in un commento qui sotto visto che noi ancora la stiamo cercando! – ha accettato di mettere le proprie idee in gioco e ne sono uscite fuori delle creazioni meravigliose.

Noi abbiamo scelto di proporvi un’idea piccolina, dei sacchetti porta confetti realizzati a mano e confezionati in modo semplice e personalizzabile con i materiali ed i colori che preferite.


Ecco quello che ci serve.

Io ho scelto lino e cotone in colore ecrù, del nastro di raso castagno scuro, un tulle in panna ed un fiore di carta. 
Mi piace molto l'effetto neutro e naturale che crea la combinazione dei colori e trovo molto fine il tutto una volta assemblato.
Bastano tre mosse:

1) Posizionare il bigliettino sul fondo del vassoio.
Per realizzare i bigliettini ho comprato on line la carta di Amalfi della Cartiera Amatruda, la stessa che ho utilizzato anche per gli inviti e le partecipazioni, e ho stampato tutto con la mia stampante di casa.

2) Disporvi sopra cinque confetti.
Io sono andata direttamente alla fabbrica Pelino di Sulmonae questo mi ha consentito di risparmiare un bel po’.

3) Stendere il sacchetto, poi il tulle ed infine il vassoio con i confetti, chiudere con il nastro inserendo al centro il fiore di carta.


Adesso entriamo un po' più nel dettaglio dei sacchetti. 
Ed ecco la confessione: non li ho fatti io. Ta-da-da-daaa.

La verità è che sono stati realizzati a mano da mia nonna Rossana, mia zia Gabriella e dalla nonna di Andrea, Elisabetta. 240 anni in tre.
Sono passati otto anni e scrivere questo post mi ha dato l'occasione per riprendere in mano i sacchetti. Li ho stretti nel mio pugno e ho chiuso gli occhi. 
Ho visto Lisa sulla sua poltrona che lavora all'uncinetto. 
"Lisa, ma che schema hai seguito?" E lei ride. 
"Boh, non lo so, ma perché, non ti piace?" 
"Ma scherzi? Certo che mi piace! Era solo per capire come hai fatto!". 
Mi guarda tenera. "Non lo so, mi è venuto così". 



Grazie Lisa, per aver dedicato le tue giornate a me, perché ti facevano male i piedi lì seduta, quando tramontava il sole non ci vedevi più tanto bene, ma le tue mani sapevano cosa fare ed io, che non so nemmeno da che parte si impugna un uncinetto, ammiro il tuo lavoro e lo conservo come un tesoro in uno scrigno.
Lì ci sono le tue giornate, il tuo tempo dedicato a me.


Ho visto mia nonna Rossana e mia zia Gabriella che litigavano perché l'una aveva trovato un difetto nel lavoro dell'altra. Rossana che all'uncinetto fa una catenella, Gabriella che cuce la catenella al fazzoletto di stoffa.
"Rossà, ma hai saltato una maglia, ma che è 'sta cosa?".
"Gabriè, ma che dici? Guarda che non ci vedi, sei tu che hai tagliato storta la stoffa, eh!".
Vabbè. Come cane e gatto.


Mia nonna Rossana, donna teutonica. Mia zia Gabriella, bella, morbida e scapestrata.
Rossana mi ha cresciuta, preparandomi il pranzo tutti i giorni, accompagnandomi in piscina e rincorrendomi per farmi lavare i denti.
Mi bacchettava per il linguaggio e le maniere. Sempre impeccabile, irreprensibile.
Oggi mi chiede cosa mettere nella valigia. Cosa preparare per pranzo e se le porto una crostata. Mi dice anche che pretendo troppo da mio figlio, che è piccolo, che imparerà a comportarsi.
Io le rispondo con sicurezza, quella che l'ha caratterizzata per una vita, quella che adesso cerca in me. 
Gabriella portava allegria ogni volta che entrava dalla porta, preparava supplì, lasagne e timballi da sfamare gli eserciti e buoni da fare resuscitare i morti.
Adesso è triste, malinconica perché la solitudine, quando è troppa, ti toglie la voglia di fare qualunque cosa. 
Ma prova tu ad aprire la sua porta e stai sicuro che dopo un sorriso ti chiederà subito: "Hai fame nì? Che ti prepara zia?"


 Il matrimonio è un giorno speciale e mi auguro che possa essere sempre vissuto come una grande festa, un modo per urlare al mondo la propria felicità. Scegliere di confezionare a mano le bomboniere, scrivere le partecipazioni o regalare un po' di sé stessi nella maniera che ci rappresenta di più penso che sia il modo migliore per essere a proprio agio e vivere ogni momento con la stessa naturalezza con cui si indossa un vestito cucito su misura. Nessuna grinza, morbide le pieghe e dritto il filo. Indossate il vostro sorriso migliore e fate solo ciò che vi fa stare bene.

Adesso che ne dite di andare a dare un'occhiata anche alle altre proposte?



(Qui la raccolta)

Cinderella aiutami tu!

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Ore 21:53 di lunedì sera. Stravolta, come al solito.
In posizione talmente contorta che neanche la più complicata Asana eseguita da Buddha in persona, con il braccio destro sotto la testa della piccola che ciuccia indefessa la tetta allungata a forma di orecchia di cocker ed il braccio sinistro piegato per far aggrappare il grande che russa come un trattore, mentre con le dita intorpidite leggo (o almeno ci provo) qualche notizia e mi concedo qualche minuto di puro fancazzismo prima di stramazzare per qualche ora (mica penserete che è possibile tutta la notte, vero?).

“Cara tu che riordini ogni sera, ma l’indomani ripiombi nel caos” Ma che ce l’ha con me?
“Cara tu che non ci provi nemmeno, a riordinare” Oddio mio, mi hanno scoperto.
“Cara tu che dopo che hai cucinato, la tua cucina sembra la fortezza distrutta di Isengard” Lo sapevo che il caffè era una scusa e quella stronza macrobiotica della vicina ha piazzato delle microspie per denunciarmi all’ufficio di igiene.
“Cara tu, che con multiforme ingegno espandi il tuo disordine fino ad occupare tutto lo spazio disponibile” Sì, sì, sono io, aiutatemi, io non sono così, non ci so stare nel caos, vi prego aiutatemi! “Cara tu che Il magico potere del riordino pensi sia un incantesimo inutile in quanto babbana, questo CONTEST è per te” (…) [Mumble, mumble] Ma che davvero?


Ecco. Più o meno è andata così. In preda ad uno sconforto totale e assoluto per gli scarsi risultati tangibili raggiunti, nonostante il mio impegno profuso oltre ogni limite e con lo sforzo di ogni cellula del mio corpo, ti scopro il #cinderellacontest di Tulimami.
Una liberazione, una catarsi, un’epifania, o, meglio, una figata! Neanche devo pensarci se voglio partecipare o meno, partecipo subito!

Naturalmente tra il dire ed il fare intercorrono tre giorni di delirio totale, ma partecipo, ovvio!
 Non ho idea di cosa fotografare perché ogni angolo della mia casa ben si presta ad essere valorizzato per essere intriso di disordine, ma penso che ci possa essere sempre un’occasione migliore, una situazione ancora più assurda e delirante.
Fortunatamente (o sfortunatamente in questo caso) la mia indole di organizzatrice metodica alla fine della giornata ha (quasi) sempre uno scatto d’orgoglio e passa qui e là a metterci una toppa. E rimango sempre un po’ delusa perché so che possiamo fare di meglio (o di peggio) e temporeggio ancora un po’ per fotografare. Poi arriva il momento giusto.

Ore 13:58 di mercoledì. Sono in piedi dalle 5:30. Ho svuotato la lavastoviglie e l’ho già riempita nuovamente per metà, ho sfornato due pagnotte, impastato i panini all’olio e le tigelle per la merenda di Diego, sfornato i biscotti e le fette biscottate per la colazione, pulito il pavimento tre volte e svuotato e riempito lo scolapiatti per due. Ho lavorato con il computer seduta in cucina con Giulia che mi dorme sulla pancia, risposto a due mail, preparato una bozza di relazione al bilancio di chiusura esercizio. Sono andata a prendere Diego a scuola, abbiamo pranzato (serve dire che il pranzo qualcuno lo doveva pur aver preparato?) e, alla fine la cucina si presentava così.
Un campo di battaglia. Almeno io era così che lo vedevo, con gli occhi di un soldato sfinito dalla pressione logorante della trincea, che rifornisce di munizioni i suoi compagni, che raccoglie approvvigionamenti e libera il campo più in fretta che può.
Sconsolata, mi affaccio sulla porta e vedo che il nemico, invece, è sempre un passo avanti a me. Ok, questo è il momento.

Scatta un foto e poi porta tutti di sopra, chiudi la porta e poi ci penseremo.
Bene, se non fosse che poi in camera da letto abbiamo il letto ancora da rifare ed i vestiti sono dispersi secondo un criterio ancora da individuare (ammesso che ci sia). Non importa, adesso andiamo al bagno e poi dopo ci pensiamo. Seee… al bagno!
Qui veramente c’è la possibilità di rimanere impressionati. Stendino con il cambio della piscina di Diego che penzola sulla vasca da bagno, giochi nella vasca, nel bidet e nella cesta della biancheria. Tre paia di scarpe e due pantofole, neanche fossimo una famiglia di millepiedi.
Vado dritta al lavandino e ignoro il resto. Meglio. Perché nel frattempo Giulia ha deciso di fare coriandoli di carta igienica e Diego di allestire un set per il Lego sul tappetino davanti alla vasca da bagno. No, non mi sento di documentare anche questo, non ce la posso fare.

A ben vedere casa mia si presenta come una ludoteca allestita in una lavanderia: vestiti sparsi, stendini, montagne di biancheria pulita, giocattoli ovunque.
Forse la prossima volta, andrebbero istituite delle categorie: “miglior cassetto di mutande accartocciate e calzini spaiati”, “miglior piano di lavoro che neanche una sferzata di Napalm riuscirebbe a risolvere la situazione”, e così via. Per adesso, mi limito alla cucina del post pranzo. Sperando nella clemenza della corte!

Come (non) fare le barrette ai cereali

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Arrivata la primavera, qualcuno in casa si sta rimettendo in forma. Chiaramente quel qualcuno non sono io visto che sono già stra in forma avendo corso tre volte a settimana da gennaio.
 

Qui siamo talmente atletici che abbiamo provato a farci in casa le barrette energetiche (o dietetiche che dir si voglia) ai cereali, con frutta secca, miele e semini vari e visto il grande successo delle prime infornate, ho pensato di rifarle per farti vedere come.


La cosa che mi piace di più è che lasciano grande spazio alla fantasia e permettono di assecondare i gusti personali.
Se nelle prime c’erano cacao e farina di cocco, in queste altre ho usato mandorle e bacche di goji, che dice che fanno tanto bene, ma ci crediamo sulla fiducia (Ecco magari eviterei l’olio di fegato di merluzzo che pure fa tanto bene e ‘lega’ i cereali, ma insomma... fai un po’ tu).
Ma torniamo a noi! Cosa ho usato:



Dopo aver tritato grossolanamente i pezzi più grandi (tipo le mandorle), ho messo tutti gli ingredienti in un’insalatiera e ho amalgamato bene con il miele precedentemente liquefatto in pentolino sul gas.


Ho rovesciato su una teglia ricoperta da carta forno, pressando con le mani il più possibile. Se hai un batticarne nel fondo di qualche cassetto, questo è il momento di riesumarlo!


Ho infornato per 10 minuti a 160° C et voila! Non mi resta che tagliare.


Peccato che nel tagliare le barrette, mi sono accorta di una piccola difficoltà tecnica: non è che i cereali si fossero incollati così bene... Anzi!


E va bene che l’ottimismo è il profumo della vita (Gianniiii!) e che “fatto è meglio che perfetto”, ma magari se mi fossi andata a rileggere le dosi PRIMA di mettermi al lavoro, ora avrei una scorta di barrette come quelle delle altre volta , invece che questa scatola di briciole.

Se non ti sei lasciata intimidire dalla Pecionata e vuoi lanciarti nell’esperimento lo stesso, eccoti le dosi che avrei dovuto usare e che ho ritrovato solo dopo aver finito. Tipo questa o questa. (E comunque anche quelle di Gnambox sono un po' sbriciolate! :P)

Ingredienti

200gr circa di cereali misti (avena, cereali soffiati, fiocchi di mais...)
100gr di frutta secca a piacere
50gr di bacche o uvetta
4 cucchiai di semi
100gr circa di miele


Oh ovviamente non mi perdo mica d’animo! Le “briciole” non sono altro che muesli fatto in casa e finiranno direttamente nello yogurt a colazione.
Che poi tanto che ci devo fare con le barrette ai cereali quando ho le MIE barrette dietetiche?

Una foto pubblicata da Laura (@laura_lepecionate) in data:

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